La mostra Latin american artists of the Twentieth century ha celebrato recentemente al Museo d'arte Moderna di New York la vitalità della cultura latino-americana.   Roberta Smith, critico del New York times, si è entusiasmata:   L'arte dell'America latina è sull'orlo di qualcosa di grande, ha scritto.

Magdalena Fernández Arriaga, nata in Venezuela e ora residente in Europa, appartiene a quella cultura e ne è una presenza stimolante.   Il suo lavoro, che viene presentato alla Sala Mendoza di Caracas, è composto di due parti:   la prima e fatta di installazioni, l'altra e formata da opere de dimensioni minori.

La trasparenza è uno dei motivi dominanti e per ottenere i magici effetti è stato adoperato un materiale plastico, il polimetilmetacrilato senza colore e monocromo.   La metodologia progettuale determinata, caratteristica fondamentale del lavoro di Fernández, è composta anch'essa di punti trasparenti:   la geometria, la modulazione, l'assimmetria, il movimento, il rapporto tra pieni e vuoti.   Un altro evento presente in questa mostra è la struttura sonora:   il suono si integra con la visualità plastica, architettura dentro l'architettura, luce dentro la luce, ne scandisce il tempo, è suono e intervallo.

Lo studio sul colore, sulla forma, sui materiali, sullo spazio si traduce nell'ideazione e nell'esecuzione di fatti visivi i cui parametri estetici sono irresistibilmente attraenti.

Il progetto di Fernández, per quanto attiene alle installazioni, affronta nella sua totalità lo spazio messo a disposizione, lo spazio messo a disposizione, lo riinventa e chiama il visitatore a farsi coinvolgere.   Lo spazio reale, della Sala Mendoza, non è più quello di prima ma spazio nuovo, la visualità è nuova visualità, la architettura è diventata altra.   In definitiva questa è proposta per una spazialità alternativa, per comportamenti diversi, per un altro modo di vedere, per un altro modo di vita.   Affiora evedente l'idea di una nuova unità che reca in sè la conciliazione di tutte le antitesi.

Il contributo essenziale di Fernández consiste nell'aver identificata questa "totalità", così nelle fantasie grafiche che nella strutturalità e nella costruzione:   nell'avere cioé concepito lo spazio come qualcosa che si costruisce con la forma e non più come qualcosa in cui si costruisce la forma.   Ciò che basta a spiegare come più di una di queste intuizioni formali possano realizzarsi nel futuro:   c'è in esse una grande voglia di sperare, vogliono insegnare che el mondo è una poesia e ciascuno può crivere il propio verso.   Fernández incarna ancora il sogno, il disegno, il progetto che parte da una constatazione pessimistica confidando però nell'azione dell'uomo.

A.G. Fronzoni
Milano. Agosto 1993